Quello che segue è l’articolo comparso nel Bollettino n° 2 di “ACU Toscana Informa” dell’ACU Toscana, in cui è riportato l’articolo redatto dal dr. Eugenio Saraceno del Comitato Scientifico dell’Associazione ASPO Italia, di cui è presidente il Prof. Ugo Bardi, docente del dipartimento di chimica dell’università di Firenze, nonchè presidente associazione ASPO Italia (association for the study of peak oil and gas) il cui convegno quest’anno si è tenuto a Lucca, all’interno della manifestazione annuale denominata “La Toscana dei consumatori”, promossa dalle associazioni dei consumatori della Toscana, tra cui l’ACU Toscana.
|
(Immagine tratta dal sito: aspoitalia.it)
ASPO internazionale, e la sua sezione Italiana (ASPO-Italia), sono nate come gruppi di scienziati e ricercatori indipendenti impegnati soprattutto sulla questione dell’esaurimento delle risorse, in particolare di quelle petrolifere. ASPO, nata nel 2002, si è ampliata e sviluppata negli ultimi anni e conta ormai sezioni in quasi tutti i paesi detti occidentali. La “mission” dell’associazione si è ampliata e adesso comprende una visione ampia di tutto quello che ha a che vedere con il consumo delle risorse, senza trascurare i loro effetti ambientali, in particolare il riscaldamento globale.ASPO-Italia è nata formalmente nel 2003 con gli stessi scopi e obbiettivi di ASPO internazionale, ma con una maggiore enfasi sulle energie rinnovabili.
ASPO ha oggi accumulato dati e esperienza che pongono l’associazione all’avanguardia in molti campi, come lo studio e la modellizzazione della disponibilità di risorse fossili, ma anche su innovazioni si prodotto nel campo dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica. I membri di ASPO-Italia sono impegnati in progetti internazionali estremamente innovativi, come sistemi eolici ad alta quota (progetto kitegen), sistemi di trasporto basati sulla trazione elettrica, sistemi agricoli innovativi per i paesi emergenti, innovazioni nel campo dell’energia fotovoltaica e molti altri campi. ASPO-Italia è in grado di connettere una strategia regionale italiana attraverso ASPO internazionale, con strategie e gruppi europei e con una globale, per stimolare ricerca e sviluppo, riconversione territoriale e comunicazione in favore di interventi utili ad attenuare la crisi in atto.
ASPO-Italia si propone di mantenere il proprio ruolo di serbatoio di pensiero raccogliendo i contributi di ricercatori e studiosi sia a livello nazionale come internazionale……(http://www.aspoitalia.net)
La fine dell’era del petrolio?
DI EUGENIO SARACENO – ASPO ITALIA
Se mai ve ne fosse bisogno vorrei innanzitutto ricordare l’importanza che le risorse energetiche rivestono per l’economia mondiale; utilizzare energia significa assicurare la produzione di cibo, vestiti, prodotti di consumo, riscaldamento, raffrescamento, mobilità. In particolare se guardiamo alla attuale economia globalizzata questo ultimo aspetto della mobilità di merci e passeggeri è fondamentale poiché sempre più prodotti giungono a noi dai paesi ove è più conveniente acquistarli percorrendo lunghe distanze, stesso discorso per lo sviluppo del trasporto aereo che ci permette di percorrere distanze sempre maggiori per turismo o affari. Tra tutte le risorse energetiche la più strategica è dunque il petrolio, poiché da esso si ottengono i più economici derivati liquidi indispensabili per la stragrande maggioranza della domanda di trasporti e per l’industria chimica.
La minore disponibilità di petrolio metterebbe in grave difficoltà questi due settori e, a catena, tutti gli altri settori industriali che pur potendo utilizzare fonti energetiche diverse dal petrolio dipendono poi da esso per la distribuzione e la fruizione dei prodotti. Ebbene, questa situazione si sta già verificando i prezzi del petrolio sui mercati stanno seguendo un andamento oscillante, ma ad ogni oscillazione il picco è posizionato sempre più in alto di quello precedente.
Perché i costi di produzione aumentano? Si dice sempre che negli anni ’90 quando il petrolio costava poco non si è investito abbastanza provocando alla lunga un problema di scarsità dell’offerta e che i notevoli investimenti partiti al rialzo dei prezzi abbiano fatto salire le quotazioni di tutti i mezzi di esplorazione e produzione del petrolio.
La produzione è aumentata dal 2002 al 2005, poi si è quasi fermata per due anni per ricominciare a crescere un po’ negli ultimi mesi, benchè nel frattempo, grazie alla crescita economica mondiale trainata dall’Asia, la domanda sia aumentata costantemente e anche i prezzi. Perché se i produttori hanno sufficiente petrolio da estrarre e sufficienti denari da investire non approfittano dell’altissimo livello dei prezzi e non inondano il mercato facendo calare i prezzi? Dopo le grandi crisi degli anni ’80 accadde esattamente questo provocando il periodo di bassi prezzi di fine anni ’90. Esiste una ipotesi ben nota da anni e scientificamente molto solida, la teoria del “picco del petrolio”.
Questa teoria origina dagli studi di un geologo americano M.K.Hubbert che negli anni ’50, studiando la progressione delle scoperte di giacimenti e della successiva messa in produzione, aveva previsto correttamente che la produzione sarebbe aumentata fino ai primi anni ’70 per poi decrescere seguendo l’andamento di una curva a campana. In seguito, altri geologi, tra cui Campbell, che poi hanno costituito l’associazione ASPO, applicarono tale teoria a livello globale ottenendo un andamento della produzione mondiale secondo una curva analoga.
Il modello matematico e i dati sui giacimenti petroliferi alla base di questa previsione vengono continuamente aggiornati, ma si vede che il risultato della previsione cambia di poco: la produzione mondiale di petrolio dovrebbe raggiungere il massimo intorno al 2010 per poi ridursi progressivamente e inesorabilmente.
La ragione del calo è essenzialmente geologica, un giacimento di petrolio non è, come
spesso nell’immaginario comune viene figurato, un grande lago sotterraneo da cui se ne può tirare fuori a volontà, basta fare un pozzo. In realtà gli idrocarburi rimangono intrappolati sotto terra a varie profondità, quindi ad alta pressione, in una roccia porosa che però deve essere sovrastata da uno stratodi roccia impermeabile.
Scavando un pozzo il petrolio, se sufficientemente pregiato e leggero inizia a fuoriuscire da solo copiosamente grazie alla pressione; così avviene per un 15-20% del contenuto di un giacimento. In seguito la pressione naturale cala e bisogna supplire iniettando gas o acqua da altri pozzi per mantenere la produzione fino ad estrarre un 40-50% del totale; infine quando anche ciò non basta è necessario iniettare molte tonnellate di solventi per “sciogliere” la parte più pesante dell’idrocarburo rimasta invischiata nella sua roccia madre e poterla poi estrarre sempre cercando di aumentare la pressione con l’iniezione di gas e acqua. Infine, tipicamente quando un 60-70% del contenuto iniziale è stato estratto si è costretti
ad abbandonare il giacimento perché per far andare i macchinari, le pompe, i solventi ci vuole più petrolio di quello che si potrà estrarre.
La storia della produzione di un giacimento può durare decine di anni, ma segue sempre
un andamento a campana, dalle prime fasi di facile estrazione si raggiunge presto un buon livello di produzione, poi è possibile mantenerlo con adeguate tecniche ed in seguito non si può evitare il declino e l’abbandono.
Essendo la produzione mondiale formata dal risultato della produzione di migliaia di giacimenti ciascuno che produce secondo un andamento a campana, è abbastanza intuitivo che essa stessa segua un andamento a campana: inizialmente i giacimenti che iniziano la produzione sono molti più di quelli che si esauriscono e il contributo totale è di crescita, poi vi sono nuove scoperte e si continua a crescere, poi le scoperte sono divenute più rare, alcuni giacimenti hanno iniziato a declinare ed i nuovi giacimenti sono sempre meno e comunque situati in luoghi sempre più inaccessibili come i mari profondi e le zone artiche, oppure producono petrolio molto pesante, più costoso da estrarre e da raffinare.
Questa è la situazione in cui siamo adesso, abbiamo scoperto ed estratto il petrolio “facile”, ora vengono tempi più difficili.
Questa situazione vale anche per il gas naturale che è anch’esso un idrocarburo. Il comportamento della produzione a campana vale per tutti i tipi di risorse, come numerosi studi in ASPO Italia stanno dimostrando, compresi il carbone e l’uranio che raggiungeranno il loro picco nei prossimi 30-40 anni. Dunque non si dovrebbe parlare di fine del petrolio, ma più propriamente di fine dell’energia facile e a basso prezzo.
Ci sarà petrolio per molti decenni a venire, ma sempre in minori quantità ed a prezzi molto più alti. La nostra economia basata sui consumi crescenti tenderà a risolvere il problema usando più carbone ed uranio producendo come effetto l’esaurimento più rapido di questi combustibili sempre secondo una curva a campana e spostando solo di qualche anno in avanti i problemi che prima o poi verranno al dunque.
C’è una via d’uscita a questa situazione? Sappiamo che dal sole giunge sulla terra una
quantità di energia pari a 10000 volte quella che è utilizzata ad oggi dall’umanità e che può essere
fruita mediante tecnologie solari ed eoliche, in particolare d’alta quota. Ma l’immensa quantità di energia solare è però dispersa su grandi aree del pianeta e dovrà essere sfruttata in modo diffuso, sarà sicuramente possibile ottenere dal sole abbastanza energia per i bisogni dell’umanità.
Ottenerla non sarà facile, probabilmente un mondo ad energia solare poco si accorda con una civiltà dei consumi e della crescita infinita; voglio concludere dunque formulando un quesito su cui dovremmo tutti riflettere: sarà la fine del petrolio a basso costo anche l’occasione per inventare un nuovo paradigma? Da una civiltà basata su sempre maggiori consumi di beni materiali ad una in cui il benessere non sarà misurato con l’indicatore dei maggiori consumi ma con quello degli adeguati consumi?
Per chi volesse approfondire, consiglio i seguenti siti web e blog:
• http://www.aspoitalia.net sito web di Aspo Italia con articoli tecnici e scientifici
• http://aspoitalia.blogspot.com notizie e commenti quotidiani su risorse ed energia
• http://petrolio.blogosfere.it diario divulgativo su tutto ciò che riguarda il petrolio
• http://www.ecoblog.it notizie su ecologia, energia e risorse
• http://www.unionepetrolifera.it mercato del petrolio, studi e statistiche
• http://www.enea.it ricerca e tecnologie su ambiente ed energia
• http://europe.theoildrum.com (in inglese) notizie e discussioni sull’energia e il futuro