A PARTIRE DA QUELLI DEL LAVORO. UN SEMINARIO RIVOLTO AGLI STUDENTI CHE ATTUANO PERCORSI DI ALTERNANZA SCUOLA LAVORO, MA ANCHE AI CITTADINI ALLE IMPRESE E ALLE ISTITUZIONI.
Venerdì 26 febbraio alle ore 9,15 è stato organizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore “Quintino Sella”, dall’ACU-Associazione Consumatori Utenti della Toscana coadiuvata dall’inter-rete ‘NaturaleSolidale’, dall’ACU Piemonte e dall’ACU Umbria, dall’associazione IBS-Inter-rete Beni comuni e Sostenibilità, dall’associazione Tessile e salute e il Centro Tecnico per il Consumo – uno dei seminari facenti parte del percorso di ‘Alternanza Scuola-Lavoro’, sulle complesse e talvolta controverse filiere del tessile, che per la prima volta viene proposto dalla rappresentanza dei cittadini-consumatori. Il seminario, si tiene a Biella presso la succursale di Città Studi in Corso Pella 4.
Durante la prima ora, i ragazzi con il supporto dei loro inseganti e delle associazioni, faranno il punto sullo stato dell’arte del percorso di ‘Alternanza scuola-lavoro’ iniziato nei giorni scorsi attraverso il quale sono state sviluppate con gli studenti numerose attività sia all’interno delle aziende (‘Marchi & Fildi spa, Sinterama spa) che di altre strutture territoriali.
All’iniziativa, a carattere inter-regionale, hanno dato il sostegno a vario titolo, diverse importanti istituzioni come la Regione Piemonte, la Regione Toscana con il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e della Toscana.
Porterà il saluto oltre al dirigente scolastico Prof. Gianluca Spagnolo, l’assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Biella e una delegata della Regione Piemonte dott.ssa Maria Teresa Garino.
I temi affrontati durante la mattinata sono molto importanti ed attuali perché investono la sfera dell’etica e della legalità con particolare riferimento alla responsabilità sociale, dei cittadini-consumatori, delle imprese e delle istituzioni.
Dalle ore 9,00 in poi il seminario sarò destinato oltre che agli studenti, anche al pubblico.
Interverrà il dott. Antonio Selvatici – giornalista che è stato anche consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione ed è docente del Master d’Intelligence Economica presso l’università degli Studi di Roma Tor Vergata – che da tempo si occupa di queste tematiche.
A Biella presenterà anche i risultati della sua inchiesta svolta nel distretto dell’abbigliamento di Prato, pubblicati nel suo ultimo libro “Il sistema Prato”.
Selvatici, mette in evidenza gli intrecci internazionali di un business che replica illegalmente non solo le note griffe dell’abbigliamento ma anche molti prodotti di altro genere.
Un furto che vale diversi miliardi di euro l’anno, di cui fanno le spese i consumatori, il fisco e un’importante fetta di prodotti italiani. Nel retro-copertina del libro si legge <<Buona parte del distretto industriale dei cinesi di Prato si basa sull’illegalità, il vantaggio competitivo è dato dall’agire al di fuori delle regole. La “falsa fattura”, la non fattura, i “pagamenti al nero” , l’abuso dell’adozione della forma societaria “Ditta individuale”, l’utilizzo spregiudicato del Money Transfer, il mancato pagamento di tasse e tributi si fondono con la violenza, lo sfruttamento dei clandestini, i dormitori abusivi, i luoghi di lavoro insicuri. I cinesi per raggiungere il massimo profitto possono fare affidamento sui suggerimenti elargiti dai professionisti italiani, trait d’union con il territorio e “facilitatori”: cervelli che si adoperano per edificare un reticolo, un muro, uno scudo che protegge contro gli attacchi della legge. Così vive e si alimenta buona parte del distretto cinese di Prato: l’illegalità e la criminalità diventano strumenti per comprimere i costi e far perdere competitività a quelle imprese che pagano contributi e tasse e hanno strutture a norma>>.
Alle 10,45 interviene Deborah Lucchetti, portavoce per l’Italia della Campagna Abiti Puliti (membro della Clean Clothes Campaign) e Presidente di Fair, partner del progetto UE Change your shoes, di cui ACU Toscana è tra i sostenitori
La rappresentante di uno degli organismi che si occupa di diritti umani, illustra i risultati del rapporto che CCC ha effettuato in tre importanti distretti dell’abbigliamento in Veneto, Toscana e Campania, dal titolo ‘Quanto è vivibile l’abbigliamento in Italia?’.
Deborah Lucchetti, dopo una lunga militanza nell’attivismo legato alle filiere dell’abbigliamento e del sistema moda, presenta all’uditorio un quadro senza veli che è emerso dai risultati di lavori scientifici condotti con importanti università italiane.
Questi alcuni passaggi del rapporto pubblicato sul sito di CCC: http://www.abitipuliti.org/salariodignitoso/2015/01/23/quanto-e-vivibile-labbigliamento-in-italia/
<<….. Per abbattere i costi e incrementare i profitti le imprese delocalizzano le loro produzioni in Paesi dove possono reperire salari da fame, infime condizioni di lavoro e assenza di organizzazioni sindacali. Il settore dell’abbigliamento è tra i più attivi in questo campo: l’utilizzo di manodopera a bassi salari e diritti in Cina o in Bangladesh, come in Romania o Moldavia ne sono un esempio lampante. Le imprese multinazionali, spesso incentivate dai governi locali, comprano stabilimenti o ne costruiscono di nuovi, ricattano i lavoratori facendo leva sui loro bisogni di base…. La costruzione
della filiera si basa sull’idea che è sempre possibile trovare manodopera a bassi salari da sfruttare a proprio vantaggio>>.
A proposito del fatto che alcune multinazionali stanno ritornando a produrre in Italia nel rapporto di CCC si legge …Le condizioni di lavoro nell’industria italiana dell’abbigliamento e delle calzature sono mutate negli ultimi venti anni: molte le imprese che hanno chiuso e alta la riduzione del fatturato….. Il ritorno delle grandi multinazionali è sicuramente positivo in termini occupazionali, ma può diventare catastrofico se si importano in Italia le condizioni di lavoro e i livelli salariali che le imprese trovano altrove. LA ricerca ci restituisce la fotografia di una situazione che potremmo definire di post-occidentalizzazione riferendoci alle condizioni di lavoro prima riscontrabili nell’Europa dell’Est e nel lontano Oriente e ora anche nel Vecchio Continente: la dimostrazione che dopo la lunga discesa verso il fondo ora è tempo di risalire, prima che sia troppo tardi….>>.
“L’auspicio – dichiara Clara Gonnelli – è quello che questi importanti contributi di idee e di esperienze rappresentino l’inizio di una riflessione attenta ed approfondita tra i vari attori di filiera, che nel corso di questi prossimi tre anni vorranno costruire alleanze e produrre una nuova cultura, anche attraverso lo sviluppo di questo percorso di alternanza scuola-lavoro, che ha come substrato fondamentale la scuola ed i consumatori con le aziende che intendono sviluppare alleanze costruttive per essere competitive nel mercato in termini di sostenibilità. Per questo c’è bisogno che i consumatori abbiano gli strumenti per saper riconoscere la qualità dei prodotti, partendo dalla valorizzazione delle economie locali”.
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Ufficio Stampa di ACU Toscana