COMUNICATO STAMPA DEL 21 DICEMBRE 2020
Da tempo il “Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio idrico”-CCA dbr chiede ai sindaci soci della società Gaia S.p.A, il gestore idrico integrato dell’alta Toscana, di riportare il servizio ad essere azienda di diritto pubblico[1] (attualmente è una S.p.A). Nel corso del 2020, i sindaci, invece, attraverso la ‘partecipata’ esprimevano la volontà di voler trasformare l’attuale società in house in ‘Società Benefit’, pubblicando anche un documento che metteva a confronto i diversi modelli di gestione.
“Nonostante le nostre ripetute richieste, il CCA dbr è riuscito ad avere il documento prodotto da Gaia, solo dopo mesi dalla data di pubblicazione – dichiarano i rappresentanti del CCA dbr – superando il disappunto, non ci siamo fermati di fronte alle difficoltà e ci siamo avvalsi della consulenza volontaria dei tecnici del ‘Forum Italiano dei movimenti per l’acqua’ che hanno prodotto, con la collaborazione del CCA dbr, un documento di circa cinquanta pagine, in cui si analizzano gli aspetti trattati nel ‘dossier’ di Gaia S.p.A.
Alla luce di quanto è emerso dal lavoro del ‘Forum’, viene poi chiesto ai 46 sindaci della provincia di Massa Carrara, Lucca e Pistoia di poter avviare un confronto attraverso un convegno nazionale (webinar), tenutosi il 30 settembre scorso. Il CCA dbr, aveva letto questa disponibilità al confronto come l’inizio di un processo partecipativo e anche di condivisione dei materiali che si sarebbero prodotti allo scopo, tanto che, proprio dai sindaci, era emersa la volontà di andare verso altri due convegni nazionali. Ma questo comportamento dei sindaci era evidentemente solo uno ‘specchietto per le allodole’, perché proprio in questi giorni abbiamo appreso, con modalità rocambolesche, che nel mese di ottobre Gaia S.p.A, ancor prima della realizzazione del secondo convegno del 27 novembre, aveva già tratto le sue conclusioni, scritte in un
ulteriore documento titolato “Considerazioni sull’adozione da parte della società dello status di società benefit”, per trasformare la S.p.A attuale in un’altra S.p.A (ovvero la ‘Benefit’).
Le conclusioni a cui sono arrivati i componenti del CCA dbr sono le seguenti: o i sindaci non sono a conoscenza di quello che fa la partecipata Gaia S.p.A e quindi decide lei la politica idrica del comprensorio, oppure i sindaci non sono stati trasparenti con i cittadini: sia nell’uno che nell’altro caso, il fatto è grave e evidenzia un deficit nei passaggi democratici per la gestione dei beni di carattere pubblico.
Per quanto sopra descritto e dopo aver assistito in streaming ai lavori del Consiglio comunale di Massa dello scorso 7 dicembre, i cittadini chiedono al sindaco e alla giunta di uscire dall’ ambiguità – così come richiesto dal Consigliere comunale Paolo Menchini – e di dichiarare pubblicamente se si vuole dare seguito a quanto deciso nel Consiglio Comunale di Massa del 5/11/2018 ovvero ”…. farsi promotore, all’interno dell’assemblea dei soci di GAIA S.p.A. e dell’autorità idrica toscana, di un percorso per superare Gaia spa verso un’azienda di diritto pubblico che possa integrare forme innovative di coinvolgimento attivo dei cittadini e dei lavoratori dell’azienda all’interno di un ambito territoriale più piccolo di quello attuale e quindi per bacino idrografico”.
Il CCA dbr chiede, inoltre, al Sindaco e alla Giunta del Consiglio comunale di Carrara che si dia seguito a quanto già espresso dal Consiglio comunale del 14/11/2018 con delibera n. 87 in cui si decise di procedere verso un percorso di ripubblicizzazione del servizio idrico.
I cittadini attendono con chiarezza una risposta, se così non sarà significherà che la democrazia non esiste più e che i Consigli comunali potranno diventare una ‘farsa’.
[1] Il CCA dbr ricorda: